Estensione – Sussidio Adolescenti

TAPPA 1


“Andrà tutto andrà bene!”. Ricordate? Lo leggevamo ovunque nel periodo del Covid. È un messaggio molto bello e rassicurante, ma non va letto superficialmente.  Dio, non vuole dirci” Non ti succederà niente”, ma “Qualsiasi cosa succederà, non avere paura, perché Io sono con te”. Non dice: “le acque non ti toccheranno, il fuoco non si accosterà a te”. Dice: “se dovrai attraversare le acque, se dovrai passare in mezzo al fuoco”…; meglio ancora: “quando dovrai attraversare le acque… quando camminerai nel fuoco”. Dio non vuole mai allontanarci dalla realtà, non è un’assicurazione sulla vita, un paracadute, un amuleto che neutralizza la sfortuna. Certo, Dio è onnipotente e ci salva. Ma da cosa ci salva, se non ci succede nulla? Quindi il punto non è se ci succederanno determinate cose. Il punto è che, quando succederanno, non dovremo essere sconvolti o terrorizzati. Certo, non dobbiamo sforzarci di rimanere impassibili. Dobbiamo guardare in faccia la realtà. Chi fa finta di niente o si ritira in un mondo tutto suo, non sta risolvendo le situazioni, le sta solo ignorando. Si trova comunque in mezzo alle acque o in mezzo al fuoco, anche se cerca di ingannarsi pensando il contrario. Ma non dobbiamo neppure affrontare ogni situazione solo con le nostre forze! Possiamo vivere il momento presente e avere totale fiducia in Dio. Avere fede non vuol dire che tutto filerà liscio, ma che Dio è sempre con noi per salvarci! Se lo accogliamo…

TAPPA 2


“Vattene! Esci!” Nel testo originale leggiamo “Lekh lekhà!” Che significa, “va’ per te stesso” o” va’, ti conviene!” Uscire significa, allora, entrare in noi stessi, ascoltare quello che abbiamo dentro. Abramo deve lasciare la città, la folla, il giudizio degli altri. Ma… per andare dove? Non lo sa ancora. Lo saprà solo camminando, muovendosi. Finché sta fermo, racchiuso nel suo piccolo mondo, nel suo dolore, nelle mille cose che ripete ogni giorno, non capirà mai che esiste un altro luogo, un altro sé da scoprire. Solo camminando scoprirà la meta. Come tutti noi, anche lui vorrebbe chiedere: “Dove? Andare dove?” Chiedere: Dove abiti? (Gv 1,39). Ma saperlo significherebbe voler tenere tutto in mano, controllare, pianificare tutta la nostra vita. Qui, invece, si tratta di fidarsi. Per la prima volta, nella Bibbia, si parla della fede.  Dio è il primo a smuoverci, a farci rientrare in noi stessi, a desiderare per noi un cammino, una crescita, una fioritura. Abramo deve affrontare un percorso, dovrà abbandonare le cose più facili, all’inizio, poi, quando uscirà dal suo paese, affronterà le cose più difficili (la conoscenza di se stesso e del mondo che lo circonda). Così Abramo scopre che Dio non chiama i “bravi” e i “puri”, ma quelli che si mettono in discussione senza nasconderei propri limiti.  Proprio quando pensa di avere concluso la sua vita, quando ha un lavoro, un ruolo, quando si è rassegnato a non avere figli, si rimette in gioco. Dio riserva sempre sorprese inattese nel momento in cui non ci aspettiamo più nulla. Non solo. Abramo parte portandosi dietro la sua storia, i suoi affetti. Noi siamo anche il nostro passato, la nostra famiglia, la nostra storia, anche i nostri errori, le nostre scelte, i nostri limiti, compresi quelli che cerchiamo di nascondere e che ci fanno paura. È Dio che ci cerca per primo, che ci viene incontro. Lasciamoci trovare! E tutto ciò che siamo, siamo stati e saremo verrà trasformato. Dio rispetta i nostri tempi e i nostri cammini. Abramo scopre Dio in età adulta: la sua scoperta non è facile né immediata, dovrà attraversare molte prove, prendere coscienza e superare i propri limiti, fidarsi della promessa di una discendenza, staccarsi dalla sicurezza delle cose che possiede. Tutto questo non si fa in un attimo, ci vuole molto tempo! Dio è sempre alla porta e bussa. Non ha fretta! Ci sono momenti nella vita in cui, finalmente, ci decidiamo ad ascoltare. E la vita diventa una splendida caccia al tesoro (Mt 13,44).

TAPPA 3


«Con Gesù è sempre così. Si può cominciare in qualche modo ad avvertire il suo fascino, magari grazie ad altri. Poi la conoscenza può diventare più personale e accendere una luce nel cuore. Diventa qualcosa di bello da condividere: “Sai, quel passo del Vangelo mi ha colpito, quell’esperienza di servizio mi ha toccato”. Qualche cosa che ti tocca il cuore. E così avranno fatto anche i primi discepoli (cfr Gv 1,40-42). Ma prima o poi arriva il momento in cui è necessario lasciare per seguirlo (cfr Lc 11,27-28). E lì si deve decidere: lascio alcune certezze e parto per una nuova avventura, oppure rimango dove come sono? È un momento decisivo per ogni cristiano, perché qui si gioca il senso di tutto il resto. Se non si trova il coraggio di mettersi in cammino, c’è il rischio di restare spettatori della propria esistenza e di vivere la fede a metà. Stare con Gesù, dunque, richiede il coraggio di lasciare, di mettersi in cammino. Che cosa dobbiamo lasciare? Certamente i nostri vizi e i nostri peccati, che sono come ancore che ci bloccano a riva e ci impediscono di prendere il largo. Per incominciare a lasciare è giusto che partiamo dal chiedere perdono: perdono delle cose che non sono state belle: lascio quelle cose e vado avanti. […] E bisogna anche rinunciare al tempo che si spreca dietro a tante cose inutili. Com’è bello lasciare tutto questo per vivere, ad esempio, il rischio faticoso ma appagante del servizio, o per dedicare tempo alla preghiera, così da crescere nell’amicizia con il Signore. […] E su questo vi lascio qualche domanda. Anzitutto: io ricordo qualche un “momento forte” in cui ho già incontrato Gesù? Ognuno di noi pensi alla propria storia: nella mia vita c’è stato qualche momento forte, in cui ho incontrato Gesù? E qualcosa di bello e di significativo che è avvenuto nella mia vita per aver lasciato altre cose meno importanti? E oggi, c’è qualcosa a cui Gesù mi chiede di rinunciare? Quali sono le cose materiali, i modi di pensare, le abitudini che ho bisogno di lasciare per dirgli davvero “sì”? […]. Non abbiate paura di lasciare se è per seguire Gesù, sempre ci ritroveremo a stare meglio e ad essere migliori».(Papa Francesco – Angelus 22 gennaio 2023)

TAPPA 4


Zaccheo non è un discepolo anonimo che fa parte del gruppo dei “fans” di Gesù; addirittura è capo dei pubblicani, una specie di “ladri ufficiali”, abilissimi nel gestire il denaro pubblico attraverso le tasse…un po’ all’impero, un po’ di più alle mie tasche! Qualcosa attira irresistibilmente Zaccheo verso Gesù; eppure qualcosa lo fa sentire molto distante da lui. Forse il suo modo di vivere e di operare lo mette a disagio, lo fa sentire inadeguato, come molti ragazzi di oggi: lui un pubblicano, così sicuro nel pretendere, così incoerente, così solo e insoddisfatto nelle sue relazioni. Lui non era uno dei suoi. Non osava, eppure era pronto per la fede. Una forza irresistibile gli dà coraggio per salire e cercare di vedere Gesù. Gesù sta passando, ora o mai più. Lui desidera guardarlo negli occhi…e trova la forza, perché cerca un incontro. A volte ci sentiamo piccoli, non ci sentiamo all’altezza delle situazioni, spesso siamo in pochi. È necessario salire sull’albero, ascoltare la Parola del Signore, ricevere il suo invito ed entrare in un rapporto speciale con lui.  Questo desiderio del nostro cuore muove una nuova energia, un benessere, una voglia straordinaria di bene che arriva da Gesù. E Lui viene per riempirci di gioia. “Scendi subito, perché devo fermarmi a casa tua!” “Cosa? Ma sta accadendo davvero? Ho capito bene?”, si sarà chiesto Zaccheo. Lui, il piccolo pubblicano, che cerca di scorgere il volto di Gesù, fa i conti con qualcosa di inaspettato: non è lui a cercare, ma è cercato!  Gesù lo spiazza, gli “sballa” i programmi. E ancora: devo fermarmi a casa tua. Gesù cerca Zaccheo, vuole stare con lui! “È andato ad alloggiare da un peccatore” E subito arriva il giudizio…perché? Semplicemente perché un gesto come quello di Gesù non conviene, non è fine, rompe gli schemi. Il giudizio cala sulle persone come una spada affilata: quando noi etichettiamo qualcuno, ormai è come se fosse marchiato a fuoco su di sé, non potrà mai cambiare…in fin dei conti…se è così, rimarrà per sempre così! Ma Gesù insegue il suo pensiero più profondo, quello di andare diritto al cuore di Zaccheo: vuole entrare nella sua casa. Non vuole che questo incontro sia uno come tanti, vuole lasciare una traccia; non si lascia fermare né dal fatto che Zaccheo sia un peccatore e neppure che la gente possa giudicare. Gesù prepara a Zaccheo una sosta lunga, un abitare continuo, un dimorare con lui. “Oggi la salvezza è entrata in questa casa” Gesù entra in casa di Zaccheo e lo rimette in pista, cambia la sua vita. Zaccheo si è sentito cercato, chiamato, conosciuto, accolto. Ciascuno di noi rimarrà per sempre così com’è ora? Nessuno di noi si fossilizza, siamo in continua evoluzione: dipende da noi, dalle esperienze che viviamo, dipende soprattutto dall’Ospite che accogliamo: Lui vuole incontrarci e tirare fuori il meglio di noi!